Pensieri sulla Biodinamica III

La natura fino ad ora non sembra aver commesso errori. Quelli che vengono considerati errori della natura sono conseguenze dell’intervento umano. Il sole sorge sempre all’ora esatta, giorno e notte si alternano con la stessa regolarità con cui le maree salgono e scendono, i fiumi scorrono tutti da monte a valle, la pioggia cade dall’alto e i sassi ancora non volano, almeno autonomamente.

Anche il corpo è natura, una forma di natura resa forse più complessa dalla presenza della mente. Potremmo forse dire una forma di natura alla quale non siamo più capaci di affidarci ciecamente. Noi pensiamo. Il pensiero è per sua natura limitazione, l’ascolto è invece non limitato. Il paradosso è affidarsi al pensiero invece che all’ascolto delle sensazioni che sono per loro natura sincere. Così nei secoli, ma in modo molto evidente dopo la scissione Cartesiana, si è definita una gerarchia che mette la mente al vertice esistenziale e il corpo al suo servizio. Stessa sorte è toccata alla natura: al servizio dell’uomo. Antropocentrico e “mentecentrico”, potrebbero essere sinonimi.

E così la necessità di intervenire, di aggiustare, di correggere. Mettere le reti per evitare una caduta sassi su una strada a traffico intenso ha un senso. Deviare un fiume per evitare che le esondazioni allaghino quartieri costruiti nel suo alveo, sia pure non quello abituale, dimostra una perdita di senso. Anche in ambito di lavoro corporeo, essere interventisti o biomeccanici a volte ha senso, altre meno.

La natura è biodinamica. Essere biodinamici è nella natura delle cose, naturale come il respirare. Avere un atteggiamento di fiducia nei processi che il corpo sta attuando è sinonimo di fiducia nell’operato della natura, della salute al lavoro. Avere un’attitudine di accoglienza evitando il giudizio su come le cose dovrebbero essere, arrenderci all’impossibilità di comprendere tutto e di poter dirigere le funzioni del corpo secondo modelli prestabiliti è operare in modo biodinamico.

Lasciare spazio al sistema di trovare la propria soluzione intendendo ogni espressione del corpo come espressione della salute, senza la pretesa di aver compreso tutto, di sapere cosa è giusto per lei in quel momento sebbene se ne ignori la biografia, è biodinamico. Non essere biodinamici richiede lo sforzo di andare contro natura, arroccandoci nella egotica e spesso ingombrante presenza della mente.

Biodinamico non è alternativo a biomeccanico, è altro. Conoscenza e uso dell’intelletto, qualità maschili o da cervello sinistro, non sono bandite da questo approccio. Tutt’altro. Sono piuttosto le qualità femminili come l’accoglienza, il non giudizio, la neutralità, la fiducia, la profonda capacità e disponibilità ad ascoltare, a necessitare un’accoglienza maggiore. E’ a partire da queste qualità che si sviluppa una seduta biodinamica. L’attitudine a rimanere muti testimoni dei processi in atto nel sistema portando attenzione allo spazio e confidando nella salute al lavoro, è frutto della capacità di rimanere in contatto con queste qualità.

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