Se non ti piace dove sei, fai un passo e spostati.
Fare, fare, fare. Fermati un attimo
“Ogni parte non vissuta del nostro corpo
non è solo una limitazione del suo
potenziale fisico; è soprattutto la rinuncia
ad una parte della nostra vita
emotiva e mentale che in
quell’aspetto fisico è
radicata”
Jader Tolja, pioniere e riferimento
dell’anatomia esperienziale in Italia.
Ciascuno di noi nella vita sperimenta un senso di smarrimento, alle volte emerge prorompente altre pervade la quotidianità come una nota di fondo indefinita. Questa condizione emotiva oltre a crearci un disagio, ostacola il nostro cammino. Per trasformare questo stato d’animo abbiamo bisogno di sapere dove siamo nel momento presente; è a questo punto che possiamo fare quel fondamentale primo passo verso l’autenticità.
Nei laboratori di propriocezione l’intento è quello di prendere gradualmente consapevolezza della propria organizzazione corporea che testimonia la traccia che la nostra storia di vita ha lasciato sulla pelle, nel corpo e nell’anima.
Partire dal corpo per dar vita ad un gesto, una parola, un silenzio che mi racconta dove sono.
L’atteggiamento proposto è quello di un’esplorazione curiosa e giocosa che permettedi andare oltre la mappa (l’idea di ciò che siamo) e lasciar emergere il territorio (l’autenticità).
Il corpo non mente mentre narra la sua storia.
Programma 2026. “Alla ricerca dell’autenticità smarrita”
Il fil rouge del percorso di quest’anno si articola in due incontri, e passa attraverso alcuni concetti dell’antica cultura giapponese. Non per sudditanza psicologica verso ciò che viene dal sol levante, ma per amore verso questa qualità e perché sono principi ben radicati anche nella nostra storia culturale; al Giappone va riconosciuto il merito di averli ritualizzati e portati fuori dall'abitudine, rendendoli sacri.
Abbiamo scelto di adottare queste qualità come metafore del nostro percorso, e le ricercheremo nel corpo e nella presenza portando l’attenzione:
• all’ascolto verso di sé
• alla trappola dei modelli
• al giudizio limitante
Seminario I: wabi sabi e kintsugi. "Vivere con grazia il passare del tempo"
• Wabi sabi: nella nostra cultura è spesso tradotto come “la bellezza dell’imperfetto” ma il concetto di “perfetto” o “imperfetto” emerge solo con un modello di riferimento: siamo perfetti nella misura in cui aderiamo al modello idealizzato. Quando ci riferiamo alla vita in divenire il modello diventa una trappola perché irraggiungibile e quindi fonte di continua frustrazione. Fuori dall’auto sabotaggio del modello esiste l’autentico, e l’autentico è intrinsecamente perfetto.
Wabi ha a che fare con il nostro sentire e vivere l’incompiuto e l’impermanenza; invita a cogliere le emozioni che si manifestano quando incontriamo questa qualità nel nostro vivere quotidiano, e di accoglierla come parte essenziale e significante della nostra esperienza emotiva. Vivere con questa consapevolezza fa fiorire una bellezza unica, che si radica nel profondo e che si manifesta dalla nostra parte più intima e autentica.
Sabi esprime il carattere unico che cose e persone sviluppano solo con il passare del tempo. Vivere il sabi significa far fiorire una bellezza che si accumula nel tempo e che resta visibile, esperienze profonde che si stratificano lasciando un’impronta di vita vissuta. Chi sviluppa le qualità del wabi può mostrare la bellezza del sabi: una vita vissuta pienamente che lascia una traccia, una testimonianza.
• Kintsugi tradotto letteralmente come “riparare con l’oro” richiama l’opportunità di concedersi un’altra possibilità.
La metafora con le ferite del nostro corpo e della nostra anima è immediata. La riparazione con l’oro è un cambio di prospettiva è una trasformazione più che un restauro accurato. Nessun vaso che cade a terra si romperà come un altro vaso, i momenti significativi della nostra vita, i dolori che abbiamo vissuto, le difficoltà che abbiamo superato ci hanno trasformato e resi unici.
Questi principi ci invitano a non nascondere la nostra storia, a non cercare la perfezione ma un vissuto che traspare e che, con grazia e onore si rende visibile. L’incompiuto e l’impermanente sono vivi, ogni passo che compiamo verso la perfezione, verso la perfetta aderenza ad un modello, ci allontana un po’ dall’umanità.
Seminario II: Ma, Yugen e Seijaku : la profondità misteriosa di una verità che si può solo intuire
“Le ombre diventano parte dell’esperienza.
Non esistono nè segreti nè misteri,
tutto è magia nell’ombra.
L’ombra crea profondità e calma
e amplifica i sensi.”
Junichiro Tanizaki
• Ma: tradotto come “ La luce tra le porte” evoca la luce del sole che filtra attraverso la fessura di un cancello. È lo spazio che dà a ogni cosa il suo posto, il suo ritmo e il suo significato; un invito a valorizzare la pausa che permette alla vita e alla bellezza di manifestarsi. Una volta che si impara a vederlo e sentirlo, il Ma si rivela come il principio organizzatore, una sorta di firma invisibile.
• Yūgen: Termine che descrive una bellezza profonda, misteriosa e nascosta e una verità che si può solo intuire. L’ombra è parte integrante di questa visione, la sua impermanenza e la sua natura sfuggente ne rappresentano la preziosità. Nasce da ciò che è nascosto creando un silenzioso senso di stupore e riflessione; qualcosa che ci commuove in modi che non sappiamo spiegare.
• Seijaku tradotto letteralmente come immobilità, tranquillità, silenzio interiore, è un concetto che invita a trovare la calma in mezzo al rumore della vita; calma nelle avversità. Una quieta attenzione, un silenzio in cui i pensieri si depositano ed emerge la chiarezza. A differenza del ma che esprime lo spazio tra le cose, seijaku è più interiore, riguarda la pace che permette al significato di emergere. Silenzio e solitudine non come fuga dal mondo ma un modo profondo di essere al suo interno. Una silenziosa forma di resistenza.
In occidente questi concetti sono ben espressi dalla qualità Biodinamica: stare in relazione con il mondo esterno, e prima ancora con noi stessi, senza giudizio, con un atteggiamento accogliente e un’attitudine all’ascolto, ci permette di cogliere le qualità intrinseche di ciò che ci circonda, e accogliere la storia di vita espressa da cose e persone. Come tutte le cose che non attengono al “fare” ma all’”essere”, richiede di essere sperimentata, coltivata e accudita.
Il Laboratorio
Le parole giapponesi prese a riferimento, assieme al concetto occidentale della biodinamica, esprimono principi che nutrono la mente e possono rivelarsi delle buone guide, ma attengono ancora al piano delle idee; abbiamo bisogno di trasformare le parole in intenzione e l’intenzione, in azione.
Questo laboratorio di lavoro corporeo offre la possibilità di creare il contesto per avviare una trasformazione alchemica. Partiamo dal corpo perché il corpo non mente quando racconta la propria storia; quando contattiamo la nostra organizzazione nel momento presente inizia il cammino di consapevolezza. Un tempo dedicato all’esplorazione propriocettiva attraverso movimenti semplici compiuti con consapevolezza per esplorare un’organizzazione in divenire che riverbera su tutti i piani: fisico, emotivo e mentale.
Un tempo di silenzio dedicato alla sedimentazione di ciò che emerge.
Un tempo per l’esplorazione in coppia che aiuta a creare la via per portare nella quotidianità la trasformazione.
Un tempo di condivisione per arricchire la storia comune.
Piccoli gesti che svelano l’autenticità di una materia organizzata che canta lo spirito che la anima.
A chi si rivolgono i seminari?
I seminari di Anatomia esperienziale sono rivolti a chiunque sia interessato a riscoprire la propria autenticità.
A livello personale potrai cogliere il piacere che prova la farfalla quando schiude le ali dopo aver rotto il bozzolo che la intrappolava. A livello professionale, è rivolto a tutti gli operatori bionaturali, che vogliono fare la differenza nella pratica che padroneggiano rendendo così unico ogni trattamento. Hakusha ha scelto la qualità biodinamica come elemento caratteristico delle proposte formative perché ha sperimentato in più di 30 anni di esperienza che si traduce in una qualità di presenza che rende unica la relazione d’ascolto; una volta incarnata diviene la caratteristica distintiva di ogni trattamento, e prima ancora, una qualità distintiva personale.
Per partecipare non sono richieste precedenti conoscenze di anatomia o di pratiche corporee e terapeutiche ma solo curiosità e desiderio di esplorazione.
Docente
Flavia Duca, Vice Presidente di Hakusha, deve la sua formazione nell’ambito delle DBN agli incontri con importanti maestri, tra cui Jader Tolja per un fondamentale cambio di paradigma, Divna Slavc per dare vita e movimento alla nuova prospettiva, Mike Boxhall per aggiungere amore ed equanimità.
Date e orari
Seminario I: 7 - 8 febbraio 2026
Seminario II: 21 - 22 marzo 2026
Sabato 9:30 - 18:30
Domenica 9:30 - 17:00
NB: i seminari si possono frequentare singolarmente, senza obbligo di frequentare l'intero percorso!
Info e iscrizioni
Flavia: 3358375941
Docenti
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